Visite Villa di Livia , Chiesa di S.Leone I Magno e Lucus Feroniae

La visita è prevista per il giorno 5 Novembre . Partenza ore 9,15 da Piazzale Clodio – Prenotarsi per tempo  Contattare la Dr.ssa Gabriella Covais 06/5376660   Visita conclusa 
 
PROGRAMMA
Full day.

Comuni di Roma e Fiano Romano (Rm).

Mattina: appuntamento con la Guida alle ore 10,00 all’ingresso della Villa di Livia (entrata del Parco Comunale presso l’incrocio tra via della Villa di Livia e via della Giustiniana).

Visita dell’area archeologica della Villa di Livia e annesso Antiquarium.   Durata della visita: circa 2h.

Descrizione:  La villa ad gallinas albas di proprietà di Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto, è una delle più notevoli residenze extraurbane dell’antichità. Dalla grande dimora provengono i famosi affreschi con giardini ricostruiti a Palazzo Massimo e la celeberrima statua loricata di Augusto oggi in Vaticano. In questa proprietà la coppia imperiale passeggiò e ricevette i propri nobili ospiti. In queste stanze dimorarono personaggi di spicco della famiglia imperiale, fino al tardo antico. Poi il lungo oblìo dei secoli fino all’Ottocento, che la protesse tuttavia, e ce la consegnò quasi intatta e ad oggi, purtroppo, misconosciuta dal grande pubblico.

Pausa per il pranzo e spostamento presso il sito della visita pomeridiana.

Primo pomeriggio: ore 14,30 appuntamento di fronte alla Chiesa di san Leone a Capena (apertura speciale). a seguire spostamento presso il sito di Lucus Feroniae e Visita dell’Antiquarium di Lucus Feroniae, di recente interamente riallestito (primavera 2016).       Durata della visita: circa 2h.

N.B.: Entrambi i siti sono coperti e visibili anche in caso di pioggia.   Dopo le visite rientro in pulmann a Piazzale Clodio

Approfondimenti dal sito di MIBAC

La Villa di Livia

La Villa di Livia a Prima Porta, lungo la via Flaminia, è un monumento di straordinaria importanza storica e archeologica. La Soprintendenza da anni sta lavorando al recupero e allo studio delle strutture rimaste, che adesso si presentano al pubblico dopo una serie di interventi di valorizzazione.

Si è provveduto al restauro dei dipinti murali, mosaici e paramenti lapidei, alla risistemazione del Lauretum, il famoso giardino di Livia già noto nelle fonti antiche, e al riallestimento dell’Antiquarium, che raccoglie reperti di scavo e narra la storia del sito. Le fonti Come ricordato dalle fonti, la Villa di Livia ad gallinas albas era collocata iuxta nonum lapidem Flaminiae viae (Plinio, Naturalis Historia XV, 136-137). Il nome ad gallinas albas derivava dal prodigio occorso a Livia mentre si recava nei suoi possedimenti veientani. Narra Plinio: “Stando seduta, ricevette in grembo una gallina di notevole bianchezza che un’aquila aveva lasciato cadere dall’alto, illesa, e che teneva nel becco un ramo di alloro carico delle sue bacche”. Aggiunge Cassio Dione (XVIII, 52, 3-4): “Ritenendolo Livia un presagio importante, allevò la gallina e piantò il ramo di alloro. Esso radicò e crebbe così rigoglioso da rifornire con i suoi rami per lungo tempo i trionfi dei successori”. Il prodigio avvenne tra il 39 a.C., anno del fidanzamento con Ottaviano, e gli inizi del 38 a.C. subito dopo le nozze. Livia era la proprietaria del sito, probabilmente ereditato dalla famiglia paterna.

La storia

Nel 1863, dopo secoli di abbandono e oblio, iniziarono i primi lavori di scavo nel sito della villa che si rivelarono subito molto fruttuosi. All’interno della residenza vennero alla luce numerose sculture. Fu il ritrovamento della statua di Augusto loricato, di un pregevole cratere marmoreo e la scoperta della sala ipogea con pitture di giardino a suscitare grande entusiasmo tra gli archeologi del tempo. I ritrovamenti passarono subito tra le proprietà di papa Pio IX e vennero successivamente esposte ai Musei Vaticani dove sono conservati ancora oggi. Gli affreschi, dopo innumerevoli tentativi di restauro e consolidamento in situ, furono definitivamente staccati nel 1951 e sono attualmente esposti nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.

La Villa

L’angolo sud-est della terrazza artificiale su cui sorge la villa era una grande area quadrangolare adibita a verde delimitata da un portico a tre bracci. Il lato meridionale del viridarium era scenograficamente aperto sulla piana del Tevere, disposizione che lasciava libera la visuale della terrazza per chi percorreva la Flaminia e la Tiberina. In questo versante il giardino era recintato da una bordura verdeggiante. Lo spazio centrale della terrazza doveva essere occupato dal famoso lauretum, il boschetto di alloro composto da arbusti o alberi di notevoli dimensioni piantati distanti tra loro per consentirne un adeguato sviluppo, da cui gli imperatori della dinastia giulio-claudia prendevano i ramoscelli per le corone destinate al trionfo, come ricordano le fonti antiche. La terrazza era una sorta di giardino pensile, con molluschi utilizzati sia come fertilizzanti che come drenanti per l’irrigazione delle piante. La sua notevole estensione suggerisce la presenza, oltre al lauretum, di altri alberi decorativi, per fare ombra e da frutta, quali meli, albicocchi, peschi, pruni, fichi e olivi. L’abbondante disponibilità d’acqua permetteva non solo l’irrigazione della vegetazione ma anche la decorazione con fontane e vasche. Attorno alla terrazza, almeno lungo i lati orientale e settentrionale, girava un portico diviso da pilastri. Le pareti del portico furono prima dipinte in rosso, poi in giallo con dettagli bianchi e blu. Il quartiere privato era accessibile dalla strada di ingresso alla villa, un diverticolo della Flaminia che risaliva la collina. L’impianto originario del quartiere di età augustea rimase pressoché immutato nel tempo con limitati interventi di restauro nel II e III secolo d.C., forse per rispetto alla memoria di Livia e Augusto. Due nuclei edilizi con muri in opus reticulatum componevano il quartiere: nel primo, chiudevano il corpo della villa verso il giardino grande una fascia di ambienti rettangolari ed un altro era una sorta di passaggio tra il giardino e un vestibolo adiacente alle stanze da letto; nel secondo, un appartamento privato si disponeva attorno ad un piccolo giardino e ad un portico a tre ali con mosaico pavimentale bianco e nero, eretto nel tratto settentrionale su strutture di età repubblicana diversamente orientate.

Appartenente alla fase originaria della villa (primi anni trenta a.C.), il piccolo spazio rettangolare adiacente al portico, circondato su tre lati da colonne in stucco che delimitavano un deambulatorium (corridoio per passeggio), è stato identificato come un giardino per l’assenza di tracce di pavimenti o pareti e il ritrovamento in un angolo di ollæ perforatæ. Dalle tracce lasciate in antico si desume che le ollæ perforatæ fossero associate con rampicanti e che il giardino fosse abbellito da fiori e piccoli arbusti posti in asse con il colonnato. Questo piccolo spazio verde, era forse decorato con vaschette d’acqua, erme, statuine. Ambienti di rappresentanza di grandi dimensioni elegantemente rifiniti delimitavano il grande peristilio, il principale spazio scoperto del nucleo costruito della villa realizzato nella prima fase augustea. Il ritrovamento nell’area interna del peristilio di buche di piantumazione e di ollæ perforatæ di età augustea suggerisce l’esistenza di un terzo viridarium della villa in questa fase, quando il portico ricevette una pavimentazione con mosaico bianco e nero a piccole tessere. Nel periodo severiano la fascia ancora sistemata a verde tra il portico e il bordo della vasca, ricavata nel giardino del peristilio già in età flavia, fu rialzata e decorata con mosaico bianco e nero, giunto sino a noi e che rappresentano un thiasos marino con ippocampi e mostri incedenti verso la maschera di Oceano; nel lato lungo il corteggio marino era sostituito da un motivo geometrico ad esagoni. La vasca, di grandi dimensioni (m 9,36×5,62x 1,09), si configurava come una vera e propria natatio realizzata in età flavia contestualmente alle due piscinae calidae (piscine di acqua calda) del primo impianto termale. Venuta alla luce nel 1863, la stanza semipogea affrescata con una straordinaria pittura di giardino oggi conservata nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, fu realizzata nel 38 a.C. nella zona più rappresentativa della villa per volontà di Livia e Augusto nell’ambito del programma di ristrutturazione della precedente residenza repubblicana. Ne costituì subito una delle attrattive insieme al giardino grande e alla complessiva sistemazione a verde particolarmente curata da Augusto, amante dei giardini e cultore dell’ars topiaria. Dopo la scoperta, la sala fu cinta da una profonda intercapedine e da un alto muro per tentare di conservare gli affreschi, staccati infine nel 1951. La volta a botte, decorata da lacunari in stucco dipinto con Vittorie alate e scene figurate, emergeva dal piano degli ambienti circostanti consentendo a una luce diffusa di penetrare all’interno e illuminare le pareti decorate. Le caratteristiche architettoniche e decorative dell’affresco suggeriscono che la sala fosse un triclinio estivo simulante l’ambientazione in un giardino reale. In seguito al sisma del 17 a.C. il vano, gravemente danneggiato, fu colmato con macerie e terra e al di sopra venne realizzato l’ambiente più ampio e sontuoso della villa che collegava l’ala di rappresentanza con il quartiere degli ospiti.  l’ambiente più ampio e sontuoso della villa che collegava l’ala di rappresentanza con il quartiere degli ospiti.

Lucus Feroniae

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Il Museo, ubicato presso l’ingresso dell’area archeologica, si articola su due livelli. La sala introduttiva offre un inquadramento storico-topografico del sito archeologico, che deve la sua denominazione al santuario della dea italica Feronia, protettrice della salute e dei campi, molto venerata dagli schiavi e dai liberti.
Il santuario sorgeva in una località “di frontiera”, vero e proprio crocevia di culture, luogo di mercato e di frequentazione da parte delle genti falisco-capenati, etrusche, sabine e romane. Saccheggiata da Annibale nel 211 a C. ebbe un notevole impulso in età cesariana con la fondazione della Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae, e ancora in età augustea. Fu anche sotto il patronato della celebre famiglia dei Volusii, di cui resta ancora oggi la testimonianza di una immensa villa romana (visitabile in parte all’interno dell’area di servizio “Feronia” dell’Autostrada A1).
Fra i reperti esposti, oltre ad un’ara con bucrani, si segnala un importante gruppo di statue onorarie, rinvenuto presso l’ Augusteum prospiciente la basilica del Foro cittadino, comprendente un bel ritratto di Augusto in sembianze giovanili (c.d. Actium Typus), una statua togata di Agrippa e altre otto statue acefale di togati e personaggi femminili panneggiati, membri della famiglia imperiale.
La seconda sala è dedicata al suburbio ed espone reperti di vario genere, tra i quali alcuni cippi miliari, materiali di provenienza funeraria ( iscrizioni, corredi sepolcrali) o dalle ville del territorio (elementi architettonici, materiali ceramici, di ornamento, ecc.). Alcuni pannelli didattici introducono la tematica del territorio, con la localizzazione delle numerose ville romane e la descrizione di alcuni degli impianti più significativi.
Orari
 8,30-19,30; chiuso lunedì, e inoltre 1 gennaio e 25 dicembre. Area archeologica mar-dom 8:30-tramonto.
Ingresso gratuito

 

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